“So di non sapere” o.. “non so di sapere”? Parte I


So di non sapere parte I - Cesare Caterisano - Loghya

Negli ultimi mesi ho curiosato su Linkedin, Google e Facebook nell’area dello sviluppo personale e ho trovato un gran proliferare di indicazioni secche, accenni affrettati a nuovi metodi, consigli perentori (“ 5 passi per migliorare ..”, “i 7 errori da evitare nel …”). Ricette, dottrine, pillole regolarmente proposte come nuove, su cosa si deve fare o su cosa non si deve fare.

La cultura della crescita personale e l’ambito delle soft skills si sta circondando di un proliferare di tecnicismi e di “ultime novità” sedicenti rivoluzionarie, poco verificate sul piano pratico e poco fondate sul piano teorico.

Ultimamente ad esempio è moda utilizzare il prefisso “neuro” (neuro coaching, neuro.. ecc.). Ma cosa si vuol dire? Conoscere meglio come funziona il cervello e i suo stati non vuol dire padroneggiare sé stessi, le relazioni e la nostra vita personale e professionale.

Tutto questo chiasso rischia di creare confusione e inadeguatezza (tra tutti, qual è il modo “giusto”? .. o più .. “nuovo” per…?): non c’è quasi nulla di giusto in quello che già facciamo e che siamo e questo disorientamento può comportare dei pericoli proprio sulla capacità di conoscere sé stessi in relazione ai propri problemi e ai propri contesti organizzativi concreti.

Se i metodi di sviluppo personale vengono assolutizzati e semplificati, se smettono di indagare sulla persona e sull’organizzazione, il loro impatto diventa molto limitante, forse funzionano lì per lì, ma hanno una validità parziale e quindi possono diventare frustranti.

Dietro ogni azione personale e relazionale c’è una biografia (chi è la persona, come funziona) e una visione del mondo e delle relazioni.

Solo passando per queste dimensioni possiamo rifondare seriamente il campo della Padronanza di sé e del proprio agire nell’organizzazione.

In quest’ottica, l’approccio e le pratiche di Padronanza Personale devono:

  1. recuperare i fondamenti architettonici di base nel delicato campo dell’umano per comporre nuove sintesi, anche recuperando e riattualizzando le tradizioni antropologiche e sapienziali di cui disponiamo da millenni.
  2. tornare alla concreta consapevolezza di come funziono io come persona individuale, non solo di come funzionano astrattamente le persone in generale. Dietro ogni situazione personale e relazionale c’è una biografia e una visione del mondo che influenza il modo di essere, professionale e personale.
  3. portare l’attenzione per prima cosa al nostro sentire, alla presenza a se stessi nelle situazioni difficili o da modificare, accompagnando ai metodi e agli strumenti un’attenzione allo stato d’essere di momento in momento.

(CONTINUA)

Guarda i commenti su LinkedIn

I commenti sono chiusi.